Nicholas Payton (nato il 26 settembre 1973) è uno dei tanti eccellenti trombettisti del jazz nativi di New Orleans emersi negli ultimi decenni; considerando il più celebre di tutti, Wynton Marsalis, si potrebbero citare tra gli altri: Terence Blanchard, Irvin Mayfield, Marlon Jordan e Christian Scott, senza contare ovviamente la grande tradizione del passato, a partire da Buddy Bolden, Freddie Keppard, Papa Celestin, Papa Mutt Carey, Sam Morgan e, naturalmente, Louis Armstrong. I trombettisti delle più recenti generazioni sono perciò caratterizzati dall’orgoglio e dall’influenza della loro grande tradizione trombettistica, che non a caso è rintracciabile nello stile di molti e soprattutto nelle scelte musicali e di repertorio.
Nicholas Payton è uno di quelli per cui è rilevabile una forte impronta New Orleans, riscontrando in particolare in discografia diversi sentiti omaggi alla musica tradizionale della Crescent City, rintracciabili in particolare in suoi dischi come Gumbo Nouveau (1996) e Dear Louis (2001) incentrati sulla figura dirimente di Louis Armstrong, ma rivisitati in una chiave fresca e personale. Nel 1996 si è esibito nella colonna sonora del film Kansas City, e nel 1997 ha ricevuto un Grammy Award (Best Instrumental Solo) per la sua interpretazione nell’album Doc Cheatham e Nicholas Payton. Dopo sette album su Verve, Payton ha firmato con la Warner Bros. Records, pubblicando nel 2003 Sonic Trance, il suo primo album con la nuova etichetta. Nel 2004 è diventato membro fondatore del SF Jazz Collective. Nel 2008, è entrato a far parte di The Blue Note 7, un settetto formato in onore del 70° anniversario della Blue Note Records. Nel 2011, ha formato un ensemble di big band di 21 elementi chiamato Television Studio Orchestra. Nello stesso anno ha registrato e pubblicato Bitches, una narrativa d’amore sulla quale ha suonato tutti gli strumenti, cantato e scritto tutta la musica. Nel 2012 la Czech National Symphony Orchestra ha commissionato il suo primo lavoro orchestrale completo, The Black American Symphony e nel 2013, ha formato la sua etichetta discografica, la BMF Records, e nello stesso anno ha pubblicato due album, #BAM Live at Bohemian Caverns, dove suona sia la tromba che Fender Rhodes, spesso contemporaneamente, e Sketches of Spain, che ha registrato con la Basel Symphony Orchestra in Svizzera.
In effetti Payton si è rivelato in questo decennio uno degli ideologi e divulgatori, per così dire, della cosiddetta Black American Music (con l’acronimo B.A.M. e proprio per questo inviso a gran parte della critica nazionale ed europea), rivelandosi uno scrittore prolifico e provocatorio che commenta una moltitudine di argomenti su musica, razza, politica e vita in America. Gli scritti di Payton sono provocatori per quanto discutibili. Uno dei suoi pezzi più importanti fino ad oggi, “On Why Jazz is Cool Anymore” descrive gli effetti della colonizzazione culturale sulla musica.
Per questo ultimo fine settimana di Agosto propongo un suo concerto in trio al NPR Music Tiny Desk in cui lo si può ammirare, tra l’altro, proprio la sua (non comune) caratteristica di suonare contemporanemanete tromba e piano elettrico.
Buon ascolto.