La mesmerica intesa tra Tristano e Konitz

Lennie Tristano è stato probabilmente uno dei più importanti jazzisti bianchi della storia, certamente un genio innovatore che, partendo dal moderno linguaggio be-bop di Charlie Parker, ha saputo fornire nuove metodologie e tecniche di improvvisazione rielaborando in modo magistrale e sapiente, specie sul piano armonico, le strutture di note vecchie canzoni americane. Non a caso è stato anche uno dei primi grandi insegnanti di jazz, formando una ristretta cerchia di fidi allievi che poi sono emersi come grandi solisti dei rispettivi strumenti, ma anche un grande come Charles Mingus ha risentito nelle prime edizioni del suo Jazz Workshop di una certa influenza musicale.

Tristano ha anche impresso una diffusa impronta, diretta o indiretta, in ambito di piano jazz su una serie di pianisti delle successive generazioni, in specie bianchi, ma non in modo esclusivo: da Bill Evans a Keith Jarrett, passando anche per Paul Bley, senza voler citare veri e propri seguaci come Sal Mosca, o Ted Rosenthal, si possono rintracciare elementi di influenza, ma anche nel fraseggio di Herbie Hancock si odono modalità esecutive prossime a Tristano. Per molto tempo le sue registrazioni disponibili sono state rare ancorché essenziali, ma dopo la sua morte avvenuta nel 1978 sono saltate fuori delle registrazioni, quasi tutte pubblicate dalla Jazz Records, molte delle quali live e registrate in compagnia dei suoi prediletti allievi sassofonisti Lee Konitz e Warne Marsh.

Una delle migliori è stata tuttavia pubblicata postuma da Atlantic nel 1981,  in edizione di doppio LP che al tempo acquistai, intitolata semplicemente The Lennie Tristano Quartet e contenente della musica eccelsa registrata al Confucius Restaurant di NYC, nel giugno 1955 rimasta sino ad allora inedita. Sono quasi tutti brani costruiti sulle strutture di note canzoni americane sapientemente rinnovate dalla mano di Tristano e utilizzate in modo superbo per l’improvvisazione. Da quell’album propongo una delle tante versioni di Background Music (costruito su All of Me) presenti nella sua discografia ma anche in quella dei suoi prediletti allievi. E’ la mia preferita, in particolare per l’assolo di Lee Konitz che mostra uno swing per lui inusitato e un “calore” esecutivo che va ben oltre la concezione “cool” che lo ha sempre contraddistinto.

Buon ascolto.

095224Background Music

 

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