La danza dei delfini secondo Herbie Hancock

Dolphin Dance è una melodia scritta dal grande Herbie Hancock, uno dei compositori più interessanti del jazz moderno oltre che influente pianista. Il tema, divenuto poi uno standard discretamente battuto, è stato registrato per la prima volta nel suo disco capolavoro del 1965 Maiden Voyage, una autentica pietra miliare del jazz modale. 
Si tratta di una bellissima composizione con un movimento armonico dinamico, arioso ma anche ardito per l’epoca. Combina l’armonia modale e tonale rendendola una melodia stimolante ma alquanto difficile su cui improvvisare, tanto che pare non esistere una tonalità fissa, poiché cambia costantemente i centri chiave e non inizia né finisce nella stessa tonalità. L’esposizione del tema si prolunga per 38 battute (ben oltre cioè le classiche 32 battute di una canzone) con l’aggiunta di una coda finale di altre quattro battute.

Il tema gode di diverse versioni molto belle. Ovviamente Hancock ne ha incise e suonate in concerto parecchie, ne piazzo giusto due, oltre all’originale, di cui una in trio e una in solo dal vivo.

Tra le versioni suonate da altri pianisti si distinguono quelle suonate da Bill Evans:

e Ahmad Jamal :

Molto interessanti alcune versioni orchestrali, di cui quelle incise dalla Mel Lewis Jazz Orchestra sono state arrangiate magistralmente e con uno stile perfettamente riconoscibile da Bob Mintzer:

In questa presa da un concerto del 1982 si distinguono anche un giovane Kenny Garrett al contralto e Joe Lovano al tenore.

Ottima anche quella incisa più di recente e per una sezione di tromboni da Slide Hampton, altro grande arrangiatore:

Altre versioni ancora citabili in postivo sono quelle di: Chet Baker, Grover Washington, Jr, Freddie Hubbard, Jaco Pastorius, Kenny Werner, Harold Danko, Donald Brown, Toots Thielemans, Nicholas Payton, e Arturo O’Farrill.

Trovo invece la versione di Anthony Braxton deludente e che conferma la mia consolidata opinione sul fatto che l’interpretazione degli standards, specie quelli con linee tematiche così melodiche, non sia mai stato il suo forte, al di là di un approccio certamente personale e inconfondibile. Alcune buone idee in improvvisazione a mio avviso paiono non sufficientemente sorrette da una adeguata tecnica strumentale. Le aspettative, almeno a questi livelli, dovrebbero essere doverosamente alte. Buon approfondimento di ascolto.

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