Chico O’Farrill e l’Afro-Cuban Jazz

Chico-OFarrill

che la visione del jazz  nel nostro paese sia stata divulgata in modo settario e volutamente parziale è ormai un fatto che emerge sin troppo chiaramente, almeno ai miei occhi. Si è voluto dare a quella forma musicale e della intricata cultura che ha contribuito a determinarla un’idea gravemente incompleta in diverse sue parti fondamentali, decidendo pregiudizialmente cosa valeva la pena considerare e cosa no, sulla base di criteri estetici per lo più ad esse estranei.

Una delle componenti che ha patito una grave sottostima ma che invece sta emergendo ancora oggi come una delle principali fonti cui una gran parte dei jazzisti e improvvisatori contemporanei attinge è quella dei cosiddetti ritmi latini e in particolare caraibici.

Sul tema ho scritto un annetto fa un saggio pubblicato sul portale Tracce di Jazz, che in realtà dovrei rivedere (vedi nuova versione aggiornata) per alcune importanti lacune (non vi è ad esempio traccia di un’analisi di due figure fondamentali come Gottschalk e Ernesto Lecuona) su un tema peraltro di una certa complessità e plurimo intreccio, forse superiore alle mie possibilità di analisi.

Oggi vorrei perciò proporre l’ascolto di un’opera di un autore estremamente sottostimato come il compositore, arrangiatore nonché trombettista cubano Chico O ‘Farrill: la sua Afro-Cuban Jazz Suite.

O’Farrill è conosciuto soprattutto come una figura di spicco nella creazione e diffusione del jazz afro-cubano, ma in realtà era molto più interessato al jazz. Come citato da Bob Blumenthal nelle note di copertina di “Pure Emotion”, O’Farrill afferma: “Non è mai stato mio interesse primario preservare l’autenticità della melodia cubana solo per gusto di conservazione. Quando ho iniziato la mia carriera negli anni ‘40, un sacco di musica cubana era molto semplicistica. Sono sempre stato più interessato al jazz… e quando sono arrivato a New York, ho naturalmente gravitato intorno a Dizzy e agli altri artisti bebop, cercando la fusione della musica cubana con le tecniche di arricchimento armonico e orchestrazione del jazz. Certo, è stato determinante conservare i ritmi cubani, e ho sempre la sezione ritmica in mente quando scrivo. Si devono scrivere le parti dei fiati che non si scontrino con il concetto ritmico cubano.
Grazie alla sua educazione conservatoriale, O’Farrill compone in un contesto strutturale rigoroso e organizzato. I suoi pezzi sono costruiti fin nei minimi dettagli e, mentre l’improvvisazione è una caratteristica del jazz, le sue opere ne fanno un uso minimo. Ben Ratliff, scrivendo per il New York Times, descriveva il suo lavoro come “cinematografico“, affermando che la sua musica è “complicata e lascia poco al caso“.
Tutto ciò è riassumibile nell’ascolto della suddetta opera. Anche solo il titolo allude alla inclusione di questi tre elementi, e diversi movimenti sono ispirati dalla musica nell’idioma latino (Canción, Mambo, Rumba Abierta), mentre altri sono più di ispirazione jazz (6/8, Jazz) e tutti sono riuniti sotto la forma ordinata di una suite europea. La suite, inizialmente pubblicata col nome Afro-Cuban Suite, risultava divisa in 5 parti (Cancion/Mambo/6/8/Jazz/Rhumba Abierta) ma in un’intervista degli anni’90 lo stesso O’Farrill corresse e precisò essere la struttura del pezzo pensata in ben otto parti:
I. Introducion-Cancion
II. Mambo (up-tempo- including Parker’s first solo)
III. Transition (a cadenza by Flip Phillips)
IV. Introduction to 6/8
V. 6/8 (up-tempo)
VI. Transition and Jazz (including the section where Parker and Phillips trade fours and cocluding with Rich’s drum solo)
VII. Rhumba Abierta
VIII. Coda (with a return to the introductory material)
O’Farrill ha fatto diverse altre registrazioni per Norman Granz tra il 1951 e il 1954, tra cui The Second Afro-Cuban Suite nel 1952, un lavoro più dolce e riflessivo, che O’Farrill considerava più soddisfacente in termini puramente compositivi rispetto al suo più famoso precedente.
Per Dizzy Gillespie compose e arrangiò nel 1954 la “Manteca Suite”, ampliando il celebre hit del trombettista composto insieme a Chano Pozo nel 1947. Un matrimonio in crisi e complicazioni legali lo hanno visto lasciare gli Stati Uniti nel 1955 per circa un decennio. Tornò a Cuba, per poi trasferirsi in Messico nel 1957, dove rimase fino al 1965, registrando e lavorando con band locali. Tra le sue composizioni di questo periodo è citabile un’altra grande opera, La “Aztec Suite”, per il trombettista Art Farmer. Tornato a New York nel 1965 vi si stabilì, lavorando con artisti del calibro di Clark Terry (in “Spanish Rice”), Count Basie, Gato Barbieri (nello splendido “Chapter Three: Viva Emiliano Zapata”), Dizzy Gillespie e Cal Tjader, ma spesso si irritava per essere sempre richiesto solo per scrivere in stile afro-cubano. Ha ritrovato Machito e Gillespie nel 1975 per un nuovo album, “Afro-Cuban Jazz Moods” non particolarmente entusiasmante, scomparendo dalla scena jazz dopo quella registrazione, lavorando principalmente come compositore di musiche per la tv e spot pubblicitari.
Proprio quando la sua carriera nel jazz sembrava finita, riesce a tornare sulla scena prepotentemente con l’uscita del suo album “Pure Emotion” nel 1995, nominato per un Grammy Award, così come per il successivo splendido “Heart of a Legend”, del 1999. Due incisioni per la Milestone che gli hanno permesso di mostrare al meglio quanto il suo talento di jazzista e big band leader fosse stato nei decenni trascurato e il suo linguaggio orchestrale per nulla datato. Un terzo album, ”Carambola”, apparso nel 2000 risulta essere la sua ultima registrazione prima della morte causa grave malattia nel 2001.

Il figlio Arturo O’ Farrill ne sta proseguendo da tempo l’opera, riscuotendo già meritatissimi successi e premi (lo scorso anno ha vinto il Grammy per il Latin Jazz con lo splendido The Offense of the Drum). Ottimo pianista, compositore e arrangiatore, che è guarda caso pressoché sconosciuto in Italia, ma che per fortuna potremo apprezzare il prossimo gennaio ad Aperitivo in Concerto a Milano con una formazione ridotta ad un ottetto, rispetta alla sua usuale Afro-Latin Jazz Orchestra costituita da 18 elementi.

buon ascolto.

Chico-OFarrill-Afro-Cuban-Jazz-Suite-2The Afro Cuban Jazz Suite

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