Week end di bellezza con Hampton Hawes

Hampton Hawes (1928 – 1977) è stato uno dei più prestigiosi musicisti afro-americani fra quelli vissuti e formatisi artisticamente in California, contribuendo significativamente al consolidamento di un jazz sulla West Coast pienamente competitivo con quello della East Coast.

Cresciuto in una famiglia di stretta osservanza religiosa (Hawes era figlio di un predicatore e non a caso nella sua discografia si trovano titolo come The Sermon),  nel suo stile si possono riconoscere elementi di influenza da far risalire alla church music delle chiese nere. Successivamente si accostò al boogie-woogie, ispirandosi anche ai maggiori pianisti del periodo, ossia Nat King Cole, Fats Waller e Art Tatum, subendo in seguito l’influenza decisiva di Bud Powell al sopraggiungere dell’innovativo linguaggio be-bop, speziandovi sempre un peculiare umore “funky” nelle sue improvvisazioni, derivato evidentemente dal gospel.

Esordì in sala d’incisione nel 1947 nientemeno che con Wardell Gray e Dexter Gordon e nel 1952 Art Pepper lo volle con sé nella formazione che si esibiva al Surf Club di Hollywood. Nel 1955, Hawes si unì al bassista Red Mitchell per formare un trio che si esibì in una serie di concerti e registrando diversi album significativi per Contemporary, l’etichetta del noto produttore Lester Koenig che ebbe il merito di documentare in quegli anni i migliori musicisti presenti sulla West Coast. Purtroppo verso la fine degli anni ’50 venne incarcerato per problemi di droga, in uno stato americano come la California particolarmente severo verso i reati legati all’abuso di stupefacenti. Graziato dal presidente Kennedy nel 1963, Hawes riprese a suonare in un mondo musicale profondamente cambiato nel quale il pianista trovò difficile riproporsi. Nel biennio 1967-68 partecipò ad un tour internazionale che lo portò sui palchi europei e giapponesi, documentando un pianista ancora creativo e ben più che semplicemente interessante. Ritornò in Europa nel 1971 e in occasione del festival di Montreux del 1973, mentre in patria visse una parabola artistica discendente, in una condizione di relativo isolamento. La morte sopraggiunse prematuramente nel 1977, privando il mondo del jazz di un grande musicista e pianista di cui fortunatamente godiamo oggi di un buon numero di documentazioni discografiche e concertistiche.

Proprio l’altro giorno mi ero accorto di non aver ancora parlato di questo grande pianista del jazz, che stranamente viene sempre un po’ dimenticato. Sicché mi sono messo alla ricerca di qualche video e ho trovato questa “sciccheria” da proporre per il blog. Fate attenzione alla fine perchè c’è un accenno ad un noto tema di Burt Bacharach…

Buon ascolto con Hampton Hawes e buon fine settimana.

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