La breve ma intensa vita artistica di un grande arrangiatore: Gary McFarland

Come ho diverse volte rimarcato su questo blog, il jazz ha goduto di grandi arrangiatori, autentici musicisti completi, che avendo operato per lo più in ambito orchestrale hanno subito una sottostima per non dire un oblio per lo più ingiustificato. Sicuramente ha contato il fatto che il jazz è una musica a forte impronta improvvisativa e probabilmente ha contribuito anche la tendenza del jazz moderno ad andare verso formazioni sempre più ristrette, arrivando al limite delle esibizioni in duo (oggi sin troppo inflazionate) e persino in solo, riducendo così l’esigenza di arrangiamento tra più voci strumentali, come accade necessariamente nelle grandi orchestre. La lista dei nomi che si sono fatti e si potrebbero fare è assai lunga, ma uno dei nomi meno battuti in assoluto anche dagli stessi esperti credo sia quello di Gary McFarland (23 ottobre 1933 – 3 novembre 1971), compositore, arrangiatore, vibrafonista e persino cantante che ha avuto il suo momento di maggior fama tra anni ’60 e ’70. 

McFarland è stato perciò un musicista completo con idee assai innovative in ambito orchestrale, avendo anche registrato per prestigiose etichette jazz come Verve e Impulse! negli anni ’60. La rivista Down Beat ebbe modo di scrivere a tal proposito di aver dato “uno dei contributi più significativi al jazz orchestrale“. Una recente recensione di un documentario in DVD relativo a McFarland lo definì “uno dei più impegnati arrangiatori jazz di New York degli anni ’60“. Egli si è distinto in particolare nella orchestrazione di canzoni in ambito brasiliano, in coincidenza con l’ascesa della bossa nova nei primi anni ’60. In discografia si possono infatti trovare sue importanti collaborazioni con Stan Getz, in Big Band Bossa Nova e come sideman in Trombone Jazz Samba, a nome di Bob Brookmeyer, oltre a sue incisioni da leader in Soft Samba, e Soft Samba Strings, ma la sua produzione documenta una varietà di intenzioni musicali e una preveggente apertura alle contaminazioni linguistiche che oggi sarebbe grandemente apprezzata.

Le sue proficue e rilevanti collaborazioni in qualità di compositore e/o arrangiatore con grandi nomi del jazz non sono poche: Anita O’Day (All the Sad Young Men), John Lewis (Essence), Bob Brookmeyer (Gloomy Sunday and Other Bright Moments), la Concert Jazz Band di Gerry Mulligan (Gerry Mulligan ’63), Gary Burton (The Groovy Sound of Music) a cui si possono aggiungere contributi a lavori per Shirley Scott, Zoot Sims, Gábor Szabó e Steve Kuhn.

Gary McFarland era nativo di Los Angeles, ma è cresciuto a Grants Pass, in Oregon. Oltre ai suoi album e arrangiamenti in ambito jazzistico, si è dedicato anche alla composizione di colonne sonore per i film Eye of the Devil (1966) e Who Killed Mary What’s ‘Er Name? (1971). Verso la fine degli anni ’60, McFarland si stava allontanando dal jazz verso un pop strumentale spesso malinconico, oltre a produrre registrazioni di altri artisti sulla sua etichetta Skye Records (gestita in collaborazione con Norman Schwartz, Gábor Szabó e Cal Tjader) fallita nel 1970. 

Purtroppo all’età di 38 anni, il 3 novembre 1971 – lo stesso giorno in cui ha completato il suo lavoro per lo spettacolo musicale To Live Another Summer; To Pass Another Winter – McFarland è morto improvvisamente a New York al St. Vincent’s Hospital a causa di una dose letale di metadone liquido che aveva ingerito al Bar 55 al 55 di Christopher Street di Greenwich Village. Non si sa se abbia preso il farmaco di proposito o se qualcuno gli abbia addizionato la bevanda; la polizia non ha indagato. 

Alla tragica perdita si aggiunse quella di molto suo materiale discografico a causa dell’incendio che nel 2008 colpì la Universal, impedendone così le possibilità di ripubblicazione. Tra le sue registrazioni da leader ve ne sono alcune di grande interesse e valore spesso con la presenza di grandissimi solisti, come in The Gary McFarland Orchestra: Special Guest Soloist: Bill Evans (1963), in Profiles (1963) e in The October Suite (1967) un prezioso lavoro inciso con Steve Kuhn. Il recente riascolto in particolare di Profiles ci ha fatto tendere l’orecchio su un’eccellente raccolta di composizioni originali di McFarland eseguita live al Lincoln Center da un’orchestra stellare composta da elementi del livello di Clark Terry, Bob Brookmeyer, Zoot Sims, Phil Woods, Richie Kamuca, Richard Davis, Gábor Szabó, Sam Brown. Propongo qui sotto alcune tracce prese dai dischi citati. Meritano senz’altro la scoperta e riscoperta. Buon ascolto.

Un pensiero su “La breve ma intensa vita artistica di un grande arrangiatore: Gary McFarland

  1. Ricordo alcuni contributi in rete su Gary McFarland.
    È un musicista apprezzato negli USA di cui si conserva ancora memoria e attenzione.
    Ho visto un suo lavoro per Impulse! inciso nel 1963 ristampato lo scorso anno. Si tratta di un sestetto da lui guidato al vibrafono con Willie Dennis, Richie Kamuca, Jimmy Raney, Steve Swallow e Mel Lewis che suona sue composizioni.

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